Descrizione
(comunicato stampa a cura di Riccione Teatro)
Riccione Teatro si afferma in modo definitivo come osservatorio internazionale di grande eccellenza sulla drammaturgia italiana, grazie alla straordinaria attività promossa dal progetto triennale Nuova scena Italiana nel mondo a cura di Simone Bruscia e Graziano Graziani. Realizzata in stretta sinergia con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), l'iniziativa si è distinta nel presentare al mondo i giovani autori più promettenti del nostro Paese, offrendo una vetrina unica ai drammaturghi under 35.
Il 14 ottobre, il progetto ha celebrato la sua conclusione a Beirut, sotto la prestigiosa cupola del teatro Gulbenkian, uno dei palcoscenici più significativi del Libano. La tappa libanese, che ha registrato il tutto esaurito, ha segnato un successo clamoroso, dimostrando la vitalità e l'attualità della scrittura teatrale italiana all'estero. Il progetto di Nuova scena italiana nel mondo ha visto la scrittura di sei testi brevi a giovani drammaturghi sul tema delle "Connessioni/Relazioni". Questi testi, già tradotti in diverse lingue, sono stati rappresentati in forma di lettura scenica in una rete internazionale di Istituti Italiani di Cultura e centri culturali. A Beirut, l'Istituto Italiano di Cultura, sotto la guida del direttore Angelo Gioè, ha compiuto una scelta di grande impatto: affidare la messa in scena a sei registe libanesi. Questa collaborazione, pensata per valorizzare temi che spaziano dalla memoria familiare alla presa di parola femminile e alla rielaborazione del mito, ha permesso di istituire un autentico ponte culturale tra l'immaginario italiano e quello arabo. Le diverse sensibilità registiche hanno colto le profonde corrispondenze tra le culture, trasformando la traduzione in dialogo.
Nello spazio del Gulbenkian sono andati in scena quattro dei sei testi selezionati per Nuova scena italiana nel mondo: Filomela di Fulvia Cipollari, Gateway di Eliana Rotella, Il tempo è slogato di Jacopo Giacomoni e Tappeto Rosso di Giulia Trivero. Ogni testo è stato messo in scena da alcuni dei principali protagonisti della scena teatrale libanese, tra cui la regista Hanane Hajj Ali, l'attrice Rita Hayek e l'attore Rifaat Torbey. L'evento, inserito nel programma della XXV Settimana della lingua italiana nel mondo, ha culminato in un dibattito coinvolgente tra il pubblico, le registe e il critico teatrale Graziano Graziani, evidenziando la forza universale della nuova drammaturgia italiana. Il progetto prosegue: i lavori di Denis Diaz e di Alessandro Paschitto saranno protagonisti delle prossime tappe sempre in Libano, confermando l'impegno di Riccione Teatro a esportare costantemente la nostra migliore scena contemporanea.
Dichiarazione di Simone Bruscia, direttore di Riccione Teatro
«Desidero anzitutto ringraziare di cuore il direttore Angelo Gioè e tutto l'Istituto Italiano di Cultura di Beirut per lo straordinario lavoro che ha realizzato, capace di interpretare nel modo più luminoso lo spirito e i contenuti di Nuova scena italiana nel mondo, restituendone la complessità e la vitalità con un respiro davvero esemplare. Condividiamo l'idea che la drammaturgia rappresenti oggi uno degli strumenti più lucidi e necessari per comprendere il mondo, per orientarsi dentro la sua complessità. Ce lo insegnano, con urgenza e chiarezza, le scritture delle nuove generazioni, che sanno rivelare il nostro tempo come poche altre forme artistiche. Sono convinto che la drammaturgia unisca, che la scrittura sia il collante più autentico tra le culture. In Libano hanno realizzato un lavoro di grande valore sui testi dei nostri autori italiani, rendendo viva quella tensione comune che la scena sa generare con un grande successo di pubblico.»
Dichiarazione di Graziano Graziani, coordinatore progetto Nuova scena italiana nel mondo
«L'illuminante intuizione del direttore dell'Istituto italiano di cultura di Beirut, Angelo Gioè, di affidare a una compagine interamente femminile la messa in scena dei testi delle drammaturghe e dei drammaturghi di Nuova scena italiana nel mondo ha saputo attivare delle connessioni di grande impatto tra l'immaginario degli autori italiani e quello degli artisti libanesi. Le registe, diverse per età, percorso e sensibilità, hanno colto in profondità aspetti quali la repressione della voce femminile, il racconto del contesto familiare, il lavoro sulla memoria e sulla malattia, la destrutturazione del linguaggio attraverso i social media, riportando le parole dei testi italiani a un immaginario libanese. Quello che si è venuto a creare è un gioco di specchi tra le due culture, fatto di riconoscimenti e valorizzazione delle differenze. La cornice del teatro Gulbenkian, che è un punto di riferimento per le giovani generazioni e gli artisti in formazione del Libano, molto curiosi di conoscere gli immaginari teatrali del nostro Paese, ha permesso un vero scambio tra generazioni di artisti e spettatori da un lato all'altro del Mediterraneo.»
Dichiarazione di Angelo Gioè, direttore Istituto Italiano di Cultura di Beirut
«La chiusura di Nuova scena italiana nel mondo non poteva che coincidere con la scena, luogo naturale in cui le parole trovano corpo e verità. E non poteva che essere affidata a donne, in un Paese come il Libano, dove l'arte diventa spesso il solo spazio di libertà e di parola in un sistema ancora fortemente patriarcale. Lì, dove le voci femminili lottano per esistere, la scena si fa respiro, atto politico, poesia civile. La loro interpretazione ha restituito alla drammaturgia italiana una luce nuova, viva, mediterranea. Del resto, il teatro - da quello greco fino alle scritture più contemporanee - è sempre stato scrittura rivoluzionaria: ha interrogato la società, sfidato il potere, dato forma al pensiero. È un gesto che continua a parlarci del mondo e, soprattutto, di noi stessi.»
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Ultimo aggiornamento: 17 ottobre 2025, 14:10